Prefazione

Tutto cominciò più di 17.000 anni fa, quando l'uomo addomesticò il primo animale selvatico, ovvero il cane. Da allora la lista degli animali che a vario titolo sono entrati a far parte dei cosiddetti “animali domesticati” si è allungata considerevolmente: cinquemila anni dopo il cane è stata la volta delle capre; quindi, un paio di millenni più tardi sono arrivate le pecore, i maiali e i bovini in genere; infine, poco più di 5.000 anni fa, gli equini, il bufalo d'acqua e persino un insetto come l'ape.

Quello della domesticazione è un processo che continua tuttora a esistere: è dei primi dell'800 la domesticazione dei visoni e di alcuni tipi di volpi, mentre nel XX secolo si sono aggiunti il criceto (Stati Uniti), il canguro, lo struzzo (Australia), e addirittura una specie di cervo (Nuova Zelanda).

A parte il cane, tuttavia, con il quale l'uomo ha sempre avuto un rapporto molto particolare, la maggior parte degli animali sono stati domesticati o come forza lavoro — pensiamo al bue, all'asino e al cavallo — oppure per fornire alla specie umana carne, pelli e pelliccia. Spesso un animale che ha avuto un ruolo da svolgere da vivo, ne ha un altro differente da morto. Un esempio tipico è il maiale, del quale si dice proverbialmente “non si butta nulla”.

Persino le ossa di molti animali sono state usate spesso per fare strumenti di vario tipo, come ami o aghi. Lo stesso vale per i peli, i crini e altre parti del corpo, molte delle quali sono utilizzate ancora al giorno d'oggi, sebbene diversi tessuti animali siano stati sostituiti da tempo con materie plastiche. Per vari motivi i primi animali a essere domesticati facevano parte della classe dei mammiferi, soprattutto quelli di grandi dimensioni che potevano svolgere lavori pesanti come arare i campi e trasportare uomini e merci. L'uomo tuttavia è riuscito col tempo a domesticare animali di ogni classe, inclusi uccelli come il falco, il pellicano e il martin pescatore, rettili come il pitone, insetti come l'ape e il baco da seta .

In qualche caso questi animali venivano usati per scopi molto particolari, come nel caso dei piccioni viaggiatori, utilizzati per spedire messaggi via "posta aerea", o in quello di alcune razze di cani specializzati nell'assistere i disabili o nel prestare soccorso in situazioni in cui gli esseri umani hanno difficoltà a intervenire, come i San Bernardo. Persino alcune specie di delfini sono state usate, oltre che per l'intrattenimento, a scopi militari e per azioni di guerra.

Come si può vedere, nella maggior parte dei casi, se non in tutti, chi ha tratto maggior vantaggio da tutto ciò è stata principalmente la specie umana, perché persino il cane, con il quale l'uomo ha da sempre un rapporto speciale, è stato in buona parte sfruttato, spesso ricevendone in cambio poco più di una carezza, una cuccia e una ciotola di cibo.

La maggior parte degli animali da compagnia, poi, seppure non costretti ai lavori forzati come i loro “fratelli maggiori” — anche perché in genere si tratta di animali di piccole dimensioni — sono sempre stati di fatto dei reclusi. Chiusi in gabbie, voliere e bocce di cristallo, criceti e canarini, pesci rossi e tartarughine, passano gran parte del loro tempo confinati in spazi angusti, con l'unico vantaggio di aver qualcuno che si occupa della loro nutrizione.

In questo scenario, peraltro meno idilliaco di quanto spesso l'essere umano voglia far credere quando parla degli animali che ha domesticato, il gatto rappresenta l'eccezione che conferma la regola.

Per molto tempo si è ritenuto che il gatto domestico, così come lo conosciamo oggi, fosse originario dell'Antico Egitto e quindi che la sua domesticazione risalisse al più al 3.500 a.C. Tuttavia, alcune recenti scoperte archeologiche hanno dimostrato che il rapporto di convivenza fra uomini e gatti esiste da molto più tempo. Nel 2004, alcuni ricercatori francesi hanno infatti scoperto presso il villaggio di Shillourokambos, sull'isola di Cipro, due tombe affiancate risalenti a circa 9.500 anni fa. In una era sepolto un uomo, probabilmente di rango elevato, nell'altra un gatto, entrambi deposti nella stessa posizione e con lo stesso orientamento, il che fa presupporre siano stati inumati assieme.

Inoltre, secondo alcuni ricercatori che hanno recentemente studiato le tante varietà di gatti selvatici utilizzando l'analisi del DNA, tutti i gatti domestici, inclusi quelli presenti in Estremo Oriente e nelle Americhe, sembrano discendere da una sola sottospecie di gatto selvatico, ovvero, Felis silvestris lybica, presente soprattutto nell'Africa Settentrionale e nel Medio Oriente. Sempre secondo questi studi, il gatto domestico sarebbe una sottospecie del Felis silvestris piuttosto che una specie a sé stante. Quindi, tutti i gatti domestici esistenti al mondo, hanno colonizzato il pianeta a partire da un'unica regione, ovvero la Mezzaluna Fertile, seguendo molto probabilmente le migrazioni umane e le vie del commercio.

In effetti quella del gatto non è stata una domesticazione vera e propria. La sua utilità nasceva infatti da una caratteristica naturale, ovvero quella di cacciare topi e altri animali che infestavano i granai e le case di una volta. Anche l'abitudine a fare le fusa, che tanto attira gli esseri umani, era una caratteristica già presente nell'animale selvatico, per cui non è stata effettuata una forte pressione selettiva da parte dell'uomo per modificare questo splendido animale. Al contrario, il cane e altri animali domestici hanno subito fin dall'antichità un'azione di selezione molto spinta per ottenere razze adatte a vari scopi. È per questo, ad esempio, che le varie razze di cani sono così diverse fra loro per dimensioni e forma, mentre quelle feline differiscono principalmente per la pelliccia e alcuni aspetti morfologici secondari. Al contrario del cane, quindi, il gatto ha sempre mantenuto una propria indipendenza, tanto che si può dire abbia conservato qualcosa del progenitore selvatico più di qualsiasi altro animale domestico.

Solo negli ultimi secoli l'uomo ha incrociato e selezionato vari tipi di gatti ottenendo tutte quelle splendide razze che sono oggi conosciute, come i British Shorthair, i Certosini, i Maine Coon, i Persiani, gli Exotic, i Siamesi e molte altre ancora. Ci sono più di 60 diverse razze di Felis silvestris catus riconosciute dalle varie associazioni feline, senza contare tutti quegli incroci che ricadono sotto la denominazione di “gatto comune”, che è poi il tipico abitante dei nostri sobborghi e delle campagne, presente quasi ovunque sul pianeta salvo forse in Antartide, dove non sarebbe tuttavia improbabile trovarlo comunque accoccolato sulle ginocchia di qualche ricercatore.

È di questo straordinario animale che parleremo appunto in questo libro, in una mescolanza di informazioni serie e aneddoti divertenti, consigli utili raccolti da chi ha decenni di esperienza nell'allevamento di questi felini, ed esperienze dirette nate da una lunga convivenza con diversi esponenti di una specie che non ha uguali sul nostro pianeta.

Signore e signori, vi presento Sua Maestà, il Gatto.