Prefazione

Si dice che genitori non si nasce, ci si diventa. Forse è un luogo comune, eppure contiene una profonda verità. Il punto è che come lo si diventa è qualcosa che ognuno di noi si trova a dover scoprire da solo. Non c'è amico, non c'è parente, non c'è psicologo o esperto che possa trasformarci da semplice adulto in un genitore. Forse potrà sembrare strano, ma i veri maestri, le guide in questo difficile e meraviglioso viaggio che è il diventare genitori sono proprio loro: i nostri figli. Tuttavia, perché questo avvenga, è necessario porsi nei loro confronti in modo differente da come spesso si intende il ruolo genitoriale. Bisogna imparare a osservarli, ad ascoltarli, a dare loro molto più tempo e attenzione, senza riserve e senza contropartite.

Questo libro, nonostante il titolo, non vuole essere una guida, una sorta di manuale del "bravo genitore", ma piuttosto una raccolta di considerazioni nate da molti anni di esperienza, sia personali sia di amici e parenti. Anni caratterizzati da molti errori, come sempre accade quando si affronta qualcosa a cui non siamo stati preparati, ma anche da tanti momenti di gioia e soddisfazione. Il tutto è stato condensato in dieci semplici regole. Attenzione però: il termine "regole", legato a esigenze editoriali in quanto elemento comune alla collana di cui questo libro fa parte, non deve trarre in inganno. I principi riportati in questi dieci capitoli vanno considerati delle regole euristiche o, se vogliamo, dei semplici spunti di riflessione, non delle leggi assolute da seguire alla lettera. Ogni genitore deve trovare la sua strada, la sua via al difficile compito che ha scelto, e questo vale per ogni papà e ogni mamma, indipendentemente dal fatto di essere sposati o meno, in coppia o da soli. Alla fine sarà lo stesso genitore il solo a poter dire se ci sia effettivamente riuscito.

Per quanto apparentemente semplici e condivisibili possano essere al lettore alcune o tutte le regole qui riportate, è necessario essere consapevoli che metterle realmente in pratica richiede una forte propensione al mettersi in gioco anche in modo radicale, se necessario. Ognuna di esse, infatti, implica un cambiamento, un proporsi verso i nostri figli in un modo nuovo, completamente diverso da quello a cui siamo abituati e spesso in contrasto con abitudini e atteggiamenti consolidati nella nostra società.

Tanto per cominciare in questo libro non ci sono mamme e papà, ma solo genitori. Al di là del ruolo naturale svolto dalla madre nel partorire e allattare il bambino nel corso dei primi mesi di vita, bisogna iniziare ad accettare il principio che non c'è niente che una madre non possa fare per suo figlio che non possa farlo anche un padre, e viceversa. Quelle che comunemente chiamiamo attitudini maschili e femminili sono solo sovrastrutture sociali, certamente con una loro ragione di essere radicata nella storia della nostra civiltà, pur tuttavia assolutamente superabili da parte di un'umanità che ha fatto dell'andare oltre ai semplici istinti animali il fattore di successo per la sua sopravvivenza.

Analogamente non ci sono né maschietti né femminucce, ma solamente figli. La prima cosa che imparai nella famiglia in cui sono nato è che in una casa non ci sono lavori da uomo o da donna, ma solo cose da fare. Quello che veramente conta in una famiglia è la solidarietà fra tutti i componenti, al di là del sesso, dell'età, delle generazioni. La famiglia, comunque venga intesa, è il primo nucleo di una rete di solidarietà che deve arrivare a estendersi a tutti gli esseri umani perché, più che le leggi o le regole sociali, è la solidarietà a tutti i livelli che potrà realmente risolvere i problemi che affliggono l'umanità.

Ecco allora che essere dei buoni genitori altro non è che il primo passo di un impegno sociale che, attraverso un messaggio di solidarietà, è in grado di trasmettere nel tempo quei valori positivi che possono rendere sempre migliore il mondo in cui viviamo, qualunque siano le nostre idee, la nostra fede o comunque ciò in cui crediamo.